Star InactiveStar InactiveStar InactiveStar InactiveStar Inactive
 
Silvana Maroni - Napoli

     Il viaggio era stato faticoso, anche un po' avventuroso, quasi come quei viaggi che fanno gli adolescenti per tagliare il cordone ombelicale con la famiglia. Noi eravamo cresciutelle, il liceo era passato da tempo ed anche gli studi universitari archiviati. Eravamo entrate nel modo del lavoro relativamente presto e potevamo ritenerci entrambe fortunate, anche di quella insperata occasione di indipendenza dal mondo, dalle famiglie, dalla routine insomma. Per la meta ci eravamo confrontate a lungo, inizialmente avevamo aspettative diverse, opposte direi. Paola era per una vacanza rilassante ai tropici, tutta mare, sole e relax, io invece avevo un sogno e volevo realizzarlo; sentivo che le occasioni da quel momento in poi sarebbero state poche, cosa che gli eventi della vita mi hanno poi ampiamente confermato.

Sognavo il grande nord e i suoi spettacoli naturali, uno dei miti della mia adolescenza.

   Era ottobre e la stagione pareva fosse propizia per certe osservazioni, inoltre la Norvegia, terra di ghiacci e di natura incontaminata, offriva degli scenari naturali davvero impareggiabili, luoghi incontaminati e scarsamente frequentati dal turismo di massa: l'ideale per riconciliarsi col mondo e con se stessi.

    Dopo uno scalo in aereo a Oslo atterrammo a Tromsø, cuore della Lapponia e porta d'accesso virtuale al polo nord.

   Subito ci avventurammo in un tour in auto: viaggiammo alcuni giorni sostando a dormire in locande piuttosto spartane ma tutto sommato confortevoli e ben riscaldate e imbattendoci in luoghi di sorprendente bellezza. Lungo i fiordi il verde carico delle foreste si specchiava in un mare di cristallo, dove blocchi di ghiaccio iridescente scintillavano alla luce del sole basso sull'orizzonte.

   Una di quelle notti dormii più profondamente del solito, cullata da una musica dolce che il mio cervello mi proponeva senza soste, a volte come un jingle festoso, altre come una sinfonia, intervallata dal ritmo cadenzato di un rock lento. Quella musica mi scosse dalla dimensione di un sonno profondo ma ricco di aspettative, un sonno per nulla corroborante eppure festoso. Mi sentii scrollare prima lentamente, poi sempre più forte. Non potei fare a meno di aprire gli occhi:

-Forza Valchiria Ariagemma, è ora!

-E tu chi sei, cosa vuoi?

-Ma come chi sono, sono Fedoro l'elfo del bosco degli scriccioli, è il tuo turno, sei di guardia.

- Bellissima sentinella. Aggiunse sospirando, con gli occhi dolci, da innamorato perso.

-Sgorbietto rompiscatole, io domani ho una giornata faticosa, non puoi svegliarmi nel cuore della notte!

-Dobbiamo inscenare lo spettacolo, ci sono i turisti, vogliono ammirare le luci!

-Ma cosa dici, tu sei un incubo, fammi dormire, io sono in vacanza!

-Appunto, la tua vacanza avida di emozioni. Dobbiamo soddisfarle, altrimenti non ti piacerà il viaggio. Dai che la volpe è già uscita dalla tana e Johalippo, il tuo cavallo fiammeggiante, è pronto,scalpita, non vede l'ora di accompagnarti sul margine del mondo degli umani.

-Ma cosa dici, avrò mangiato pesante, che incubo è questo?

-Nessun incubo, dai è ora di entrare in scena. Pronta a rincorrere la volpe?

   Seguì un turbinìo di sensazioni: il cavallo planava sulle nubi e tutt'intorno il cielo fiammeggiava di luci variopinte, come una sinfonia di colori. Era una scenografia da favola, incredibile, cavalcavo senza aver mai montato un cavallo in vita mia, a velocità vertiginosa, facendo slalom tra nubi e picchi innevati. Dietro di me una scia luminosa baluginava nel cielo scuro e dal mio scudo luccicante piovevano scintille variopinte, di mille colori. Sentii una musica inizialmente lenta, poi crescente, che montava come per scalare una montagna incantata, solitaria tra la neve.

Era la danza delle valchirie e lo stordimento del momento me la faceva sentire accompagnata da quella musica incalzante, una musica visibile, luminosa e colorata come la tavolozza del cielo che mi si stagliava davanti. Non mi ero mai divertita tanto. Fedoro applaudiva felice e Jhoalippo, ubriaco di luce sfidava la volpe a lanciare strali colorati verso il cielo.

La cavalcata durò per ore e al risveglio mi sentivo stanchissima ma anche euforica, galvanizzata da quell'avventura onirica.

    L'escursione iniziò presto la mattina successiva: tutti a caccia dell'aurora, con tanto di guida al seguito e spiegazioni, che mi risuonavano come già note, ma che ascoltai con interesse.

In finlandese, il nome dell’aurora boreale è “Revontulet”, che tradotto letteralmente significa “luci della volpe”. Il nome deriva da un’antica storia tramandata da secoli, che racconta che il fenomeno delle luci del nord è causato da una volpe magica che spazza con la coda la neve spargendola nel cielo. Quando la coda della volpe tocca il suolo innevato, i fiocchi volano e s'illuminano dando vita all’aurora boreale: i“fuochi della volpe”.

   Improvvisamente le luci dell’aurora boreale arrivarono tutte insieme, danzando nel cielo striato di verde soprattutto, ma anche di arancio, porpora, e viola, e accompagnate dall'immancabile musica.

Durante l’era dei Vichinghi, l’aurora boreale si riteneva viaggiasse con le Valchirie, vergini guerriere.  Gli antichi popoli nordici credevano che le luci fossero il riflesso degli scudi delle giovani e coraggiose eroine che cavalcavano nella notte indecisa di quelle latitudini.

   Intanto la guida iniziò a spiegare scientificamente il fenomeno:

 L’aurora polare, detta anche boreale se si verifica nell’emisfero settentrionale, è un fenomeno ottico generato dalle particelle emesse dal Sole che, entrando in contatto con i gas presenti nell’atmosfera terrestre, danno vita ad uno spettacolo di luci danzanti. A seconda dei gas prevalenti, l’aurora avrà gradazioni di colori differenti; generalmente variano dal verde all’azzurro, al viola, ma esistono anche le aurore rosse, che si verificano quando il vento solare è molto forte. 

   Lo spettacolo incredibile della “Signora verde” suscitava in me ammirazione, stupore e stordimento. Persino Paola ammutolì di fronte a quelle luci, che si muovevano al suono di una melodia che sembrava provenire dal mondo delle fiabe.

Fedor, la guida, sorrideva contento e compiaciuto del nostro stupore, sembrava ammiccasse, come se ci conoscesse da tempo!

Tutt'intorno era luce, una luce intensa e surreale!

 -Sembra un bosco di diamanti!- disse Paola uscendo per un attimo dal suo attonito stupore

 -Ma sai cosa ti dico? Un’esperienza così, non vale quanto una negozio intero di gioielli luccicanti: vale molto di più!  

 Intervenne Fedor, serio:

-Se sei superstiziosa, non urlare, fischiare o battere le mani durante un’aurora boreale. Secondo un’antica leggenda questo potrebbe attirare gli spiriti che si abbatterebbero su di te!