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Benedetta Melappioni - Civitanova Marche (Mc)

“Ho sempre pensato che l’Universo fosse un luogo triste e solitario.”

Interrompo il silenzio, soffermandomi a guardare le stelle fuori dalla finestra lasciata aperta. La volta è puntellata dalle piccole luci intessute nel mantello di oscurità. L’aria profuma dell’incenso acceso sul davanzale. Il fumo si solleva, ondeggia, danza nella stanza alla luce della Luna e scivola fuori, nella notte. Disperdendosi come il mio sguardo.

Lui si avvicina, mi bacia la spalla destra, cinge il corpo con le braccia, stringendolo a sé.

“Sembrano tutte così vicine e invece hanno anni luce a dividerle. Distanze siderali talmente immense da essere quasi inconcepibili.”

“E questo ti rattrista?”

Faccio spallucce, sospirando: “Mi fa pensare che è un po’ come la vita. A volte le persone sembrano vicine ma sono in realtà lontanissime. A volte è come l’espansione del tessuto spaziotemporale, per quanto si provi a rimanere l’uno accanto all’altra, c’è sempre il rischio di perdersi…”

Lo sento sorridere e mi fa girare verso di sé, cosicché i nostri sguardi possano incrociarsi, mentre i miei pensieri corrono un po’ troppo veloci. Mi accarezza il viso con una mano, lasciandola scivolare lungo il collo, fino ad intrecciare le dita tra i capelli.

“Non importa quanto il tessuto dell’Universo possa espandersi e spingere i corpi celesti ad allontanarsi. A volte ci sono galassie che riescono a superare la distanza, l’affrontano, perché hanno una forza di gravità più forte e intensa dell’energia oscura che fa espandere il resto.”

“Come NGC2936 e NGC2937?”

Annuisce, con gli occhi velati dalla lucentezza dell’emozione.

“Si… contravvenendo a modo loro alle leggi dell’Universo si sono avvicinate a tal punto da abbracciarsi e permettere a quell’abbraccio di cambiarle per sempre. NGC2936 era una classica galassia a spirale, di come all’apparenza se ne vedono molte, mentre NGC2937 aveva quasi smesso di esistere.”

“Eppure, nel momento in cui si sono strette, la prima ha scoperto di essere molto più speciale di una galassia sosia di altre galassie. Il suo aspetto è diventato più simile ad un…”

“Cigno?”

Sorrido: “Avrei detto Pinguino.”

“E nonostante tutto NGC2937 ha donato linfa alla sua vicina, ha scombussolato il gas e le polveri, permettendo la creazione di nuove stelle. In modi che probabilmente neanche sapeva di poter fare.”

“Ed è lì, protetta dalle braccia che scivolano verso di lei, come a volerla stringere.”

“Come a volerle dire che non è più sola.”

“Anche se è una galassia un po’ incasinata...” Abbasso lo sguardo mentre la pelle formicola, ma non per il freddo.  

“Sai che ti dico?”

“Cosa?”

“L’Universo all’inizio era un condensato di indistinguibile caos, come a volte crediamo che sia l’esistenza. Quando ci incasiniamo, forse, è perché discendiamo da un gran casino primordiale a cui dobbiamo ciò che siamo oggi.”

Poggia la fronte sulla mia, mentre i respiri si amalgamano; stringe le mani sulle mie braccia, le lascia ondeggiare su e giù ad accarezzare la pelle.

“Da tutto il disordine si è creato ciò che ci compone. Forze, particelle, atomi. Persino la tua adorabile entropia…” ride “ciò che lega NGC2936 e NGC2937 la chiamano Gravità. Ma non è diversa da ciò che lega me e te. Solo che noi lo chiamiamo Amore.”

Il modo in cui lo dice, vibra come le stelle, fiaccole che baluginano nella notte.

Sento gli occhi bagnarsi di dolci lacrime.

“Ma se l’energia oscura fosse più forte?”

Sorride e quando lo fa il viso si addolcisce, come lo sguardo. Annego nei suoi occhi. Onde di un mare d’amore che brilla nelle iridi.

“Se oggi ti amo, e ti amo davvero tanto, è perché tutte le forze, particelle, atomi che compongono me, hanno amato fin da quel caos primigenio tutto ciò che crea te. Nel lungo percorso dell’esistenza si sono intrecciate, cercate, ogni volta che è stato possibile. Fino ad arrivare al giorno d’Estate in cui per la prima volta ci siamo stretti la mano, inconsapevoli che elettroni e protoni sapevano prima di noi di essersi finalmente ritrovati. Quindi no…” mi sfiora il viso “Siamo qui e ora. L’energia oscura non ci riguarda.”

Mi bacia.

Le labbra si stringono, come le due galassie così simili a noi.  

Perché l’Universo è solitario, ma come l’amore riesce a tenere unite le persone, anche a distanza, a salvarle in qualche modo, così la gravità permette a corpi celesti di avvicinarsi a tal punto da avvinghiarsi in un cosmico abbraccio.

Come NGC2936 e NGC2937.

Così io e te.