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Eleonora Damizia - Serrone (FR)

Terremoti avvenenti risucchiano le carni 

nei pozzi affannosi e avvinghiati a quest’ esperienza terrena,

che invece cela beata l’altra guancia 

degli indachi cieli.

 

Se nella mia carne ritrovo la polvere della stelle,

questa deve essere di sicuro figlia legittima di un moto sconosciuto 

alle bocche divoratrici e sanguinarie delle menti.

Una meteora di fuoco incandescente, che continua a girare ,

imperterrita e sfuggente, sui vassoi di questo bulimico pasto,

che trabocca dalle tavole imbandite.

 

Da sempre i pensieri affumicati mescolano nella pentola

ingredienti crudi, magici e mistici, destinati a marcire dalla paura. 

Maghi di una razionalità che mostra fauci aguzze e cuori di leoni;

servi di parole ammuffite, elargite da deserte labbra umane e mai esatte,

che si sbriciolano fumanti allo sguardo monumentale dei corpi celesti.

 

Le spinte esasperate degli oceani urlanti

capovolgono le lacrime vetrificate.

Specchi decomposti, appesi a testa in giù, 

di una prospettiva velata al raziocinio.

 

Non è a caso che chi risplende di pace nel volo 

continui a ripetermi tra i vapori:

“ fai sì che il tuo sguardo sia sempre rivolto verso Dio”.

Così madri spirituali che mostrano il paradiso sui palmi,

svelano con giochi di prestigio sorprendenti, 

una verità fertile, che troppo spesso viene derubata 

da una percezione balbuziente e affamata,

sui sentieri roventi di questo banchetto, 

fatto di parole legnose, spezzate nei torrenti infuocati della volta.

 

Che le correnti contrarie 

e la centrifuga dei tuoi ragionamenti pluviali 

ti portino sempre sulla rotta della connessione con il tutto.

E anche se la scossa e i tremori della crosta

dovessero estendersi fino a Mercurio,

scaraventandoti da una parte all’altra della navicella,

che tu possa sempre scorgere e creare

nella tempesta piramidale di occhi molteplici spalancati a forza,

un cuore rigoglioso e appena sbocciato,

una nuova rinascita

di una speranza incosciente 

e di un’ unione sconfinata con Dio…

madre benevola di un innocuo calore neonato a vulcano spento,

che custodisco con meraviglia tra i percorsi spaziali e ignoti delle mie vene.