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E' nelle notti si plenilunio,
quando, in un sussulto d'orgoglio,
la luna oscura gli astri e le altre stelle
e torna regina effimera dell'universo intero,

che nitida mi arriva la sua voce
a narrarci dell'infausta sorte che ci lega:
un solilunio eterno,
una vita da scontare in un remoto, solitario inverno.

La Terra, spietata, ci relega,
a guardiani notturni di bottega.
Troppo grande per lasciarsi mai sfiorare,
troppo meschina per farsi abbandonare.

Sbattuti in questo cielo vuoto,
senza sapere se andare o se restare,
col permesso mensile di brillare,
ma senza più la voglia di sperare.

Ci struggiamo per questa solitudini,
o, forse, a questo punto, neppure ne sentiamo l'inquietudine.
Orbitiamo stando rivolti ormai al passato,
trafitti dalla nostalgia per ciò che non è stato.