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Camminava sul marciapiede col suo passo barcollante.

Due anni appena e la sua tenera manina stretta fiduciosa nella mia.

Le ombre già sfumavano i contorni e si accendevano le prime luci della notte.

Si ferma:

«Luna senza occhi.»

Seguo il suo sguardo verso una splendida luna gigante.

Spunta, in quelle prime ore della sera, dai tetti delle case, si staglia contro il cielo con la sua luce cangiante, così nitida e luminosa che quasi ti sembra di poterla toccare.

Mi chino alla sua altezza: «Solo nei libri delle favole disegnano la faccia alla luna,» spiego sorridendo.

E gli parlo della luna lassù, lontana, lontana.

Gli racconto di altissime montagne e di mari senza acqua, di una terra senza vento e senza nuvole.

Mi ascolta col visino attento e gli occhi curiosi.

Annuisce.

Anche lui sembra conquistato dal fascino di quel mondo lontano.

Riprendiamo a camminare.

Qualche passo ancora e di nuovo la sua vocina:

“Prendiamo scala lunga, lunga e facciamo occhi e bocca.»

Aveva capito tutto!

Ma la luna è così, con le sue due facce: quella della scienza e della conoscenza, e quella del sogno.